Peter Revson, una vita a tavoletta
A Peter, rampollo dell’importante dinastia industriale della Revlon, fare il manager del cosmetico stava stretto.
Dopo una vita fatta di scuole private, college e cucchiai d’argento dice basta e comincia a dedicarsi alla sua grande passione: il motorsport.
Le prime gare le fa con una Morgan che è anche la sua auto personale, ma alla fine i genitori lo scoprono e gli tagliano i viveri.
Non si perde d’animo e si compra, con quello che gli rimaneva prima che il ‘papi’ chiudesse i rubinetti, un sedile in Formula 3 nel campionato britannico.
Sono anni duri in cui il giovane newyorkese è costantemente in bolletta ed è a volte anche costretto a dormire sui camion dei meccanici.
A metà anni Sessanta ritorna in patria dove si fa un nome nei campionati nazionali.
Diventa amico di Steve Mcqueen con il quale condivide la Porsche che giungerà seconda a Sebring nel 1969.
Le spiccate doti di velocità e conoscenza dei veicoli lo portano nelle grazie di Teddy Mayer che gli offre l’opportunità di guidare le potenti Mc Laren nel campionato Can-Am.
Nel 1971 arriva un brillante secondo posto alla 500 miglia di Indianapolis proprio con la Mc Laren che così gli propone un sedile per il 1972 e 1973.
Il 1973 l’annata migliore, con due splendide vittorie in Canada e Gran Bretagna.
Nel 1974 decide di tentare la fortuna con la Shadow, non avendo trovato un accordo soddisfacente con Mayer.
A Kyalami purtroppo la sorte sarà implacabile con Peter, facendogli trovare la morte in una sessione di test privati.
Ironico, sempre sorridente dai modi eleganti e gentili, Revson era l’emblema dei piloti degli anni Sessanta e Settanta, gente che non aveva paura a danzare con la morte ogni volta che si calava nell’abitacolo di un’auto da corsa.
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