Jaguar MK II, lusso in versione berlina- #galdierirentracconta
Jaguar MK II vintage dal valore inestimabile
Non si vive solo di sportive o grosse limousine. Per fare profitto servono auto capaci di soddisfare il maggior numero di utenti possibili. Come Jaguar.
In Jaguar questa cosa la capiscono nel 1955 e decidono così di affiancare alla Mark VII e alla XK la piccola MKI (denominata inizialmente 2.4 /3.4 Litre).
La nuova saloon però è tutto tranne che una Jaguar, dato che è lenta e frena anche male causando impianto a tamburi.
Le critiche non mancano e così a Coventry corrono ai ripari presentando, nel 1959, la Mark II. Esteticamente è molto simile alla MKI, con pochi tocchi volti a rendere il design della paciosa Sedan molto più incisivo.
Nuova mascherina, coda più filante senza gli “spat” per le ruote posteriori e tante cromature: la Mk2 trasmette già da ferma potenza e dinamismo. Il bello è però sotto pelle, grazie a motori sei cilindri XK che ricevono una bella iniezione di potenza uniti ai freni a disco che realizzano spazi d’arresto davvero ridotti.
La nuova Jaguar è potente (soprattutto nella versione 3.8), frena e, grazie alle carreggiate allargate, ha anche un buon comportamento in curva.
In competizione con le berline di fascia media
Adesso il “Jaguaro” comincia a ruggire fra le berline di fascia media, facendo dimenticare la triste MK1. Ad un prezzo simile a quello di una Rover o una Lancia ci si metteva al volante di un’auto cattiva che, guidata a dovere era in grado di rivaleggiare con mezzi molto più sportivi.
Non è un caso che nel 1963 la MK II vinca il Campionato europeo turismo. Le doti velocistiche la rendono diffusa fra i malviventi che la utilizzano per le rapine ed anche Scotland Yard è costretta ad adeguarsi, inflottandone un cospicuo numero in luogo delle arcaiche Rover P4.
L’altra faccia della “baby Jaguar” è la Daimler v8250. Esteticamente uguale (ad esclusione della calandra), è mossa dal v8 della Roadster SP250 Dart che, le conferisce un carattere più aristocratico e meno aggressivo rispetto alla sorella da cui derivava.
Nonostante la maggior raffinatezza la “Daimler V8250” non ha il successo della MK II, a cui contribuì proprio il suo carattere ribelle e poco aristocratico.
Difficile immaginare una MK II che cammina composta, magari sul lungomare di Cannes. Facile invece vederla negli anni Sessanta in sovrasterzo per le strade di Liverpool o Londra.
L’industria automobilistica deve molto a questo modello poiché con esso è nato, per la prima volta, il concetto di “berlina sportiva” poi approfondito in maniera diversa da tutti i costruttori.
Con la MK II puoi andare a cena da Corrigan’s a Mayfair il sabato e la domenica correre a Silverstone. Nessuna auto alla fine degli anni Cinquanta poteva offrire tutto questo.
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