Mini, la rinascita di un mito- #galdierirentracconta
La rinascita di un mito
L’inizio del nuovo millennio coincide con l’uscita di scena della Mini progettata da Alec Issigonis.
Ormai inadeguata dal punto di vista tecnico e non in linea con le severe normative europee in fatto di emissioni, l’inglesina viene pensionata.
Ma Bmw, divenuta proprietaria dell’iconico brand dopo aver ceduto il Rover Group, ha già pronta l’erede.
Non parliamo di una triste operazione nostalgia come quella fatta da Volkswagen con la New Beetle, che in comune con il vecchio Maggiolino ha solo il design, ma di un’auto progettata in modo tale da non far rimpiangere troppo l’originale.
Nel 1997 il prototipo della nuova Mini
Già dal 1997 due squadre in Inghilterra e a Monaco stanno lavorando al prototipo della nuova Mini. Il prototipo “ACV30”, basato sul pianale accorciato della MGF, prefigura in parte la nuova compatta anglo-bavarese, che avrà dimensioni maggiori dell’antenata.
Dal punto di vista del design l’americano Frank Stephenson fa un capolavoro. Reinterpreta in maniera attuale i canoni stilistici della classica Mini Minor, fondendoli con altri elementi propri delle auto inglesi degli anni Sessanta.
A Monaco di Baviera pensano al classico go-kart feeling che ha reso la vetturetta inglese imbattibile nei rally.
Mandando a Cowley il retrotreno multi link della Bmw serie 3 e46 a cui viene accoppiata una idroguida elettroidraulica che dona allo sterzo una precisione chirurgica.
Per i motori si opta per i futuri 4 cilindri che avrebbero dovuto sostituire i serie k sulla Rover 200 prima del divorzio tra Rover e Bmw. Presentata a settembre 2001 la nuova Mini è un’auto unica nel suo genere, sportiva, esclusiva, bella da guardare e guidare.
Disponibile negli allestimenti One da 90 cv e Cooper da 116 cv, tutti la desiderano. Le prime 100 vetture dimostrative per i concessionari arrivate in estate e immatricolate da Alphabet Italia, furono vendute immediatamente.
Tutti i personaggi importanti richiedono la nuova piccola Bmw che in realtà di Bmw ha ben poco
A parte alcuni dettagli come il già citato retrotreno Multilink e l’elettronica è tutta sviluppata ex novo dai tecnici Rover. Sviluppi seguiti sulla base delle loro avanzate conoscenze sui veicoli a trazione anteriore che a Monaco non sapevano nemmeno cosa fossero.
Con la Mini è nata una vera e propria gamma articolata oggi in Cabrio, Suv (Countryman) e station wagon (Clubman),oltre alla classica Hatchback disponibile dal 2015 anche con carrozzeria a 5 porte.
Un successo planetario quello della nuova Mini che mostra l’importanza del concetto di heritage supportato da una valida base tecnica per la riuscita commerciale di un’auto.
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