Montecarlo 1983, Cesare Fiorio, il sale ed i nervi del Team ‘Audi GMBH’ che saltano in aria
Il mondiale Rally 1983 è di quelli combattutissimi, una sfida tra due team pronti a vendere cara la pelle: Audi e Lancia.
I tedeschi schierano le “Quattro” a trazione integrale, con motore Turbo a 5 cilindri, mentre gli italiani la ‘037‘ a trazione posteriore, 2.0 4 cilindri con compressore volumetrico.
La “Quattro” è un mostro di tecnica, la favorita per la vittoria.
La 037 invece deriva dalla “Beta Montecarlo”, è leggera e molto veloce soprattutto sull’asfalto.
Il direttore sportivo di Lancia, Cesare Fiorio, vuole vincere a tutti i costi.
Ha le pressioni della famiglia Agnelli che vedono le corse con un mezzo per riabilitare lo storico brand torinese la cui credibilità, dopo l’affaire Beta (che arrugginivano con grande facilità) e le ‘Gamma’ che lasciavano a piedi con grande frequenza i loro sfortunati proprietari, era ai minimi storici.
Battere lo squadrone Audi è quasi impossibile, poiché i panzer teutonici sono imprendibili su neve e sterrato.
Ma l’astuzia è la qualità dei più grandi condottieri e Cesare Fiorio è uno che potrebbe dare lezioni ad Ulisse.
A Montecarlo quell’anno è caduta tanta neve sulle montagne circostanti e la ‘037’ è battuta in partenza.
Bisogna però provare lo stesso a vincere, poiché il secondo è il primo dei perdenti.
Da Torino partono camion pieni di sale che viene sparso in maniera abbondante sulle stradine di montagna del principato dove si sarebbero corse le ‘speciali’ del rally. Si dice che lo stesso Cesare Fiorio si fosse spacciato per un cittadino italiano arrabbiato con l’ente del principato che gestisce le strade per la ‘scarsa sicurezza’, esortandoli a gettare ulteriore sale. Il colpo di genio finale è quello di organizzare dei pit stop durante ogni tappa, cambiando le gomme chiodate con quelle da asciutto ogni qual volta la strada fosse stata libera.
Morale della storia: Audi fece tutte le ‘speciali‘ con le chiodate, mentre Lancia, cambiando le gomme all’occorrenza, andò più forte vincendo a man bassa il rally.
Fu un trionfo ‘tattico’, frutto di un’intelligenza di uno dei più grandi team manager della storia, capace di leggere le ‘gare’ come pochi.
Il primo di un mondiale al ‘cardiopalma’ che vide l’ultima vittoria di un’auto a trazione posteriore nel mondo dei rally.
Merito di una squadra vincente e motivata, riprova che, per vincere, non servono solo i mezzi, ma anche, e soprattutto, gli uomini giusti.
Contro Cesare Fiorio come DS e Rohrl al volante nessuno avrebbe potuto farcela.
Nemmeno ‘Audi GMBH’.
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