Pat Symonds, Ayrton Senna ed il “muro che si muove”
Pat Symonds nella sua carriera ne ha viste tante.
Ha lavorato per le squadre più importanti e ha avuto il privilegio di conoscere driver del calibro di Schumacher, Alonso, Alesi, Berger e Senna.
Proprio legato al brasiliano, vi è un aneddoto molto curioso che risale al 1984, anno in cui Pat è Direttore sportivo della Toleman Hart.
Ayrton è agli esordi, ma guida già come un indemoniato, prendendosi rischi ad ogni staccata.
A Dallas, circuito cittadino, riesce a qualificare la Toleman in sesta posizione.
Una magia visto che la monoposto britannica ha il motore più spompato del gruppo, un V8 costruito in un fienile da Brian Hart.
In gara, però, ‘Magic’ farà un errore che lo porterà a perdere terreno.
Non si dà per vinto e comincia una strepitosa rimonta, e, giro veloce su giro veloce, si avvicina alla zona punti.
Symonds è estasiato e si chiede come il brasiliano riesca a guidare con tale velocità e precisione.
Ad un certo punto però succede il disastro, con Senna che urta un muretto ed è costretto al ritiro.
Rientrato ai Box il D.S .della Toleman gli chiede come mai abbia fatto un errore così banale a fronte di una guida così perfetta nei giri precedenti il crash.
Con tutto il candore del mondo il pilota di S. Paulo dirà a Pat Symonds che non è colpa sua, ma del muro che si è mosso.
L’inglese, capo della Toleman, replica, tra lo scocciato ed il basit, pensando di avere a che fare con un folle, dicendo: Ayrton, i muri non si muovono!
Ma Senna, convintissimo, dice: ‘No, Pat quel dannato muro non era lì’.
Il Team manager allora, esausto, decide di controllare accorgendosi, con enorme stupore, che il muro, costituito da blocchi di cemento mobili, era stato spostato di pochi centimetri rispetto a quella che era la sua posizione originaria.
Probabilmente qualcuno aveva inavvertitamente urtato un blocco, muovendolo leggermente.
A quel punto l’inglese si accorge di avere a che fare con un ‘marziano’ dalla guida ‘chirurgica’, uno che sfruttava ogni millimetro della pista per essere il più veloce di tutti. Si scusò con Senna e da quel giorno lo guardò allo stesso modo di come si guarda un ‘UFO’ atterrato nel bel mezzo del parcheggio di un centro commerciale.
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