Ken Miles, il genio dal piede pesante

Ken Miles, il genio dal piede pesante
In #laformuladeigrandi di Galdieri


Ken Miles ha la passione per la meccanica e coltiva il sogno di essere un campione.
Per lui non importa trionfare con un’auto a ruote coperte o con una Formula 1, l’essenziale è provare l’ebbrezza di arrivare primo possibilmente con un’auto da lui progettata.

Dopo la Seconda Guerra Mondiale perfeziona le sue conoscenze meccaniche lavorando alla Morris e, all’inizio degli anni ‘50, lascia l’Inghilterra per la California.
Negli States diventa assoluto protagonista delle gare SCCA con una MG TD ampiamente modificata.
Miles, grazie alle sue conoscenze meccaniche, rende la piccola ed antiquata MG un bolide infernale capace di mettere al palo Porsche e Chevrolet.

Carroll Shelby intuisce il suo potenziale e, nonostante il carattere difficile, tipicamente ‘Brummie’ (era un inglese di Birmingham, città nota per le industrie ed i suoi uomini rudi ed oltremodo rissosi), lo mette sotto contratto come pilota e collaudatore delle sue eccezionali creazioni.
L’estro del driver britannico renderà vincenti mostri indomabili come la Cobra 427 e la Ford GT40, di cui Shelby era incaricato dello sviluppo.

Si deve a Ken la risoluzione delle magagne aerodinamiche che affliggevano il primo prototipo della GT prodotto dalla Lola e l’idea di montare un motore più grosso da 7.0 litri.
Al volante della GT40 Ken Miles si prenderà il lusso di vincere a Sebring e Daytona nel 1965 e di ottenere un brillante secondo posto a Le Mans nel 1966, dove arebbe avrebbe stracciato tutti se la dirigenza Ford non gli avesse imposto di rallentare sul finale per creare uno ‘scenografico ‘arrivo in parata che premiò ‘la vettura gemella guidata da Mclaren, che, essendo partita più indietro nello schieramento, aveva fatto più chilometri e quindi ‘matematicamente’ prima.
Un uomo votato alla velocità, un amante della guida ‘pura’, fatta di traiettorie precise e controllati sovrasterzi.

Morì nell’agosto 1966 provando il prototipo della vettura che avrebbe rimpiazzato la GT40.
Il suo nome rimarrà scritto a lettere cubitali nell’Olimpo del motorsport assieme a quello dei più grandi piloti, eroi disposti a tutto pur di provare il brivido dei 300 km/h.


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