Beppe Gabbiani, il piede pesante da Podenzano
Giuseppe Gabbiani (per gli amici ‘Beppe’) fin da piccolo adora vivere pericolosamente.
Figlio di uno dei più importanti imprenditori d’Italia, trascorre un’infanzia serena all’insegna della goliardia, tra scherzi ad amici, professori ed improvvisati Go- Kart costruiti con materiale preso dalla fabbrica paterna con i quali si getta in pericolose discese, spesso facendosi male.
La velocità lo rende vivo ed è per lui naturale dedicarsi anima e corpo al motorsport, coinvolgendo con il suo vulcanico entusiasmo anche il papà Dante (a sua volta grande appassionato di auto) che lo finanzia senza badare a spese.
Beppe va fortissimo , sia sui Kart sia in Formula 2, ma gli manca la visione complessiva della ‘gara’ e spesso butta via risultati importanti per i suoi eccessi.
Un uomo così, irruento, vulcanico, egocentrico: prendere o lasciare.
In Formula 1 corre per Surtees che, però, non tollera la sua esuberanza, bollandolo come un ‘ingestibile figlio di papà’.
Non andrà meglio con la Osella a causa di una vettura mai competitiva.
I risultati migliori li avrà in Formula 2 dove duella con assi ‘consolidati‘ come Marc Surer e Mike Thackwell.
Se in pista Gabbiani è un osso duro che vende cara la pelle ad ogni staccata, fuori è un pazzo che spinge forte con qualsiasi cosa sia spinta da un motore.
Thruxton 1979, gara valida per l’europeo di F2.
Gabbiani, insieme ai colleghi di pista Necchi e Fabi, hanno un po’ di tempo libero prima del ‘race day’ e così decidono di andare nella vicina Stonehenge ad ammirare il complesso di ‘pietre sacre’ che, si dice, fosse un luogo dove i druidi celebravano i loro riti più oscuri.
In questa gita l’interesse archeologico conta poco: i tre ‘driver’ vogliono solo fare un po’ di innocente casino.
Noleggiano così due vetture: Beppe guida una Ford ‘Cortina Estate’ azzurra e Necchi una Vauxhall marrone.
Ogni vero appassionato di ‘guida’ sa che per divertirsi non servono 500 cv, basta avere solo un buon manico e così, fedeli a questo diktat, Gabbiani e Necchi cominciano una folle corsa non rispettando nulla del codice della strada di Sua Maestà.
Arrivati al sito Beppe è in netto vantaggio e decide di chiudere con un bel testacoda contro una delle sacre pietre, che, per miracolo, non cade.
La Cortina è semidistrutta ed il guardiano vuole farli arrestare, ma riescono a sfuggire a Scotland Yard.
Oggi probabilmente sarebbero stati rintracciati immediatamente ed espulsi a vita dal mondo delle corse, dopo una reiterata ‘gogna mediatica’ che li avrebbe bollati come vandali sconsiderati nemici della storia e della cultura.
Ma erano gli anni Settanta, in gara si moriva con tanta facilità e la spensieratezza era d’obbligo.
Quando ad ogni curva rischiavi la pelle, fuori dalla pista si aveva un debito morale verso se stessi che imponeva quantomeno di divertirsi ogni volta che si poteva.
Perché quel giorno poteva essere l’ultimo.
Ogni pilota che ha corso in quel periodo, tanto bello quanto dannato, è una leggenda, anche se ha vinto poco, come il mitico Beppe Gabbiani da Podenzano, uno dei più veloci ed intemperanti driver della sua generazione.
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