Las Vegas 1982, la prima di Michele Alboreto

La stagione 1982 è ottima per Michele Alboreto, nonostante una vettura che non è tra le più competitive.
La Tyrrell – Ford del pilota milanese è dotata del poco potente V8 Ford- Cosworth clienti, non Turbocompresso.
La macchina inglese ha però un ottimo telaio ed il Cosworth, anche se è un polmone, è sufficientemente affidabile al punto che Alboreto spesso va a punti.

A Las Vegas, però, può fare il colpaccio, poiché la pista tortuosa ricavata sul retro del Cesar Palace, non permette ai motori turbo delle monoposto più potenti di esprimersi al meglio.
La leggerezza della sua vettura, unita alla fruibilità di utilizzo del motore aspirato su di un tracciato tortuoso, permettono a Michele un ottimo terzo posto in qualifica.
Al via però succede il fattaccio e la Tyrrel viene centrata dalla Ligier di Cheever, riportando un danno al braccetto anteriore.

Cosa fare quindi? Fermarsi, sistemare la macchina e ripartire finendo indietro oppure vendere cara la pelle e giocarsi il tutto e per tutto?
Come i veri driver, il giovane italiano sceglie la seconda opzione.
Con una Tyrrell totalmente sbilanciata, che ad ogni momento sembrava perdere il mozzo ruota anteriore destro, spinge come un forsennato.

Ad ogni giro è ‘Flat out’ per non perdere il contatto con le Renault, che sembrano involarsi verso un facile trionfo.
Poi il colpo di scena: Michele urta un muretto che, magicamente, raddrizza  il braccetto ruota compromesso.
Ora è di nuovo in gara e comincia a recuperare sulle francesi, che non smentendo la loro fama di ‘Teiere inaffidabili‘, a pochi giri dalla fine, lasciano a piedi Arnoux  e poi anche Prost.
Alain, per tenere a bada la Tyrrel, tira troppo il collo alla sua ‘giallona’ surriscaldando freni e motore.
Per Alboreto è la vittoria, la prima di una stupenda carriera.
A dargli il premio è la pop – star Diana Ross.
Meglio di così difficilmente si poteva fare.

Una delle più belle pagine dell’automobilismo moderno,  oltre che una grande lezione di vita: mai mollare, anche quando tutto sembra essere compromesso.
Alboreto docet.

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