Lancia D50, l’auto dal baricentro perfetto
Siamo nel 1954. Arriva la monoposto di Formula 1, voluta da Gianni Lancia e progettata da Vittorio Jano.
Meccanicamente Lancia D50 è una sfida alla tecnica automobilistica: motore a 8 cilindri a V di 90°, canne cilindri riportate, quattro carburatori a doppio corpo Solex “40 PIJ”, accensione con due candele per cilindro, telaio a traliccio tubolare irrigidito anteriormente dal blocco motore che aveva anche funzione portante.
Con i suoi 620 kg a peso vuoto era anche una delle monoposto più leggere del momento, considerando che la debuttante Mercedes W 196 ne pesava 690. Fra le sue peculiarità due serbatoi di carburante sistemati esternamente alla carrozzeria, montati separatamente dal corpo della vettura per ottenere una buona profilatura aerodinamica.
Quando erano pieni (100 lt cadauno) o vuoti, la ripartizione dei pesi tra gli assali era costante. Non solo: il pilota sedeva in basso grazie all’albero di trasmissione “obliquo”.
Il rovescio della medaglia di tale soluzione risiedeva nel fatto che il centraggio della vettura variava in funzione della quantità̀ di carburante presente. La sospensione anteriore era costituita da bracci triangolari oscillanti, balestra semiellittica trasversale inferiore ed ammortizzatori verticali interni, mentre al retrotreno venne adottato un ponte De Dion, anch’esso con balestra trasversale; la coppia di reazione in frenata ed accelerazione fu contrastata da un braccio longitudinale ai due lati del posto guida.
La vettura fece il suo esordio al Gran Prix di Spagna del 1954, con al volante Alberto Ascari, ma fu un inizio funestato dalla cattiva sorte. La prima vittoria giunse al Gran Premio di Torino e poi a quello di Napoli del 1955. Ma la sorte della Scuderia era già segnata: era giunto come consulente Antonio Fessia, per il quale la carriera sportiva era un lusso che la Lancia non si poteva più permettere. A segnare la fine dell’attività sportiva fu però l’incidente avvenuto il 26 maggio 1955 sul circuito di Monza nel quale perse la vita Ascari mentre provava la Ferrari sport di Eugenio Castellotti. Un colpo durissimo per Gianni Lancia, che decise di cedere le sei “D50” della scuderia alla Ferrari. Con Juan Manuel Fangio arriva la vittoria del titolo mondiale nel 1956.
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