Nigel Mansell, a Dallas 1984, il primo acuto del leone.

Nigel Mansell, fino al Gp Usa 1984, era considerato un signor nessuno all’interno del Paddock.
In Lotus era l’ombra del compagno Elio De Angelis ed il team manager Peter Warr lo detestava per l’amicizia che quel ragazzo di Birmingham aveva con l’ormai defunto Colin Chapman.

Ma in quel torrido pomeriggio texano di metà anni Ottanta, Nigel avrebbe dimostrato al mondo di che pasta era fatto.
Dopo aver conquistato in maniera autorevole la pole position, conduce la gara fino a quando la sua Lotus Renault comincia ad accusare problemi al cambio.

Perde la testa della corsa, che va a Rosberg con Williams Honda, ma strenuamente resiste in zona punti.
A pochi metri dal traguardo, succede l’irreparabile: la benzina del propulsore Renault Turbo finisce.
Mansell non si arrende e, dopo aver accostato, spinge in mondovisione la sua vettura per qualche metro, prima di cadere al suolo, senza forze, stremato dal caldo e dalla fatica.

Dalla barella saluterà i tifosi, che da quel giorno lo ameranno.
Sarà solo l’inizio di un’epopea fatta di imprese leggendarie che lo hanno consacrato al mondo del motorsport come ‘Il leone di Birmingham’.
Un driver tutto cuore e passione, simbolo della Formula 1 più bella e pura.

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