Lancia Prisma, quarant’anni e non sentirli

Il 1982 è un anno importante per Lancia: arriva Lancia Prisma, la compatta con la coda e quattro porte, dallo stile classico e tipicamente “sabaudo” firmata da Giorgetto Giugiaro.

Una berlina armonica e proporzionata, onesta, capace di esprimersi anche in prestazioni brillanti, che esprimeva il nuovo family feeling della Casa. Somigliante alla Delta con il frontale, al posteriore spiccava, invece, una fanaleria rettangolare a sviluppo orizzontale.

La Lancia Prisma contava su una buona dotazione di serie, una strumentazione completa e leggibile, oltre a finiture di buon livello. Il volante era specifico, così come la plancia, mentre per i rivestimenti venne usato un nuovo tessuto.

Lancia Prisma: l’equipaggiamento

Nell’equipaggiamento figuravano il vacuometro, l’orologio digitale e, solo sulla versione di punta (la 1600), il “Check Control”. Questo permetteva di consultare diversi parametri della vettura, persino il livello d’usura delle pastiglie dei freni. Antesignano dei moderni computer di bordo, questo dispositivo iniziò a diffondersi negli anni Ottanta tra le vetture di prestigio, pertanto, su una hatchback media come la Lancia Prisma, era considerato una vera novità.

La produzione del veicolo, affidata agli stabilimenti Lancia di Chivasso e Fiat di Rivalta, si divide in due serie: la prima dal 1983 al 1986 e la seconda dal 1986 al 1989. Dal punto di vista tecnico, rispecchiava il layout delle moderne tutto avanti, con motore trasversale e trazione anteriori. Le sospensioni erano indipendenti sulle quattro ruote, con schema MacPherson e barra stabilizzatrice. La reattività dei motori otto valvole, con carburatori a doppio corpo Weber (a corpo singolo sulla 1.3) era superiore a quella delle auto odierne, spesso “imbrigliate” dall’elettronica e dai catalizzatori, quindi la Lancia Prisma si rivelò molto fruibile e piacevole da guidare. Infine il peso contenuto, nell’ordine dei 1.000 kg, contribuiva a renderla agile e brillante.

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