Diego Armando Maradona, el pibe de oro che amava le auto- #noileggiamo
Un ragazzo della disagiata periferia di Buenos Aires diventa un campione
From “Zero to Hero”, come direbbero gli inglesi. Un storia che purtroppo non ha un lieto fine perché Diego Armando Maradona non reggerà al peso del successo, finendo in una spirale legata ad eccessi di ogni tipo.
Maradona “El pibe de oro” come nasce un mito
Maradona nasce il 30 ottobre 1960 nel quartiere disagiato di Villa Fiorito, nella periferia di Buenos Aires. Il calcio sin da bambino è il suo pane quotidiano: come tutti i ragazzini poveri della sua città passa gran parte del tempo per strada giocando a pallone o facendosi le ossa in campetti disastrati.
Sono i piccoli spazi in cui è costretto a giocare, fra macchine, passanti e quant’altro, che lo abitua a manovrare la palla in maniera magistrale.
Da subito gli viene appioppato il soprannome di “El pibe de oro” (il ragazzo d’oro), che gli rimarrà affibbiato anche quando diverrà una celebrità.
Le sue straordinarie capacità non potevano non essere notate e al pari del suo grande predecessore brasiliano Pelè, a soli sedici anni è già precettato per giocare nella nazionale Argentina, bruciando tutte le tappe.
Il film diretto da Marco Risi “Maradona la mano di Dio” ci illustra le fasi salienti della vita di uno dei più grandi calciatori del Ventesimo secolo.
La sua venuta a Napoli fu una festa e si sa, i partenopei a volte esagerano. Nella pellicola viene mostrata una scena in cui Maradona è spaventato e arrabbiato dall’esuberanza dei tifosi.
Durante i festeggiamenti per il suo arrivo, infatti, l’amata Mercedes 560 Sec Coupé, fu graffiata.
Nonostante questo piccolo inconveniente l’argentino amò oltremodo la città alle pendici del Vesuvio.
Maradona rappresenta uno dei simboli più importanti di Napoli, al pari della pizza e di S. Gennaro.
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