Radiofreccia- #noileggiamo

Se vivi in un piccolo paese gli svaghi sono pochi. Hai gli amici del bar, qualche donna facile e un po’ di musica se va bene.

Se lavori in fabbrica e hai una situazione familiare disastrata alle spalle allora tutto questo non basta e cerchi altro.

La novità per Ivan Benassi (interpretato da un giovane Stefano Accorsi) è rappresentata dalla droga. Radiofreccia, primo film diretto da Luciano Ligabue, è una storia tanto comune quanto toccante e ci mostra come già alla fine degli anni settanta la disillusione giovanile fosse molto forte.

Sullo sfondo una Emilia Romagna stanca e paranoica, le radio libere e un iconico Volkswagen maggiolino rosso che accompagna Benassi detto “freccia” (per una voglia a forma di freccia sulla tempia) fino alla sua ultima notte conclusa con una letale overdose.

Il maggiolino sembra l’unica presenza fissa e costante nella vita di Ivan, ormai votato al totale nichilismo.

Il monologo che il protagonista recita da solo alla radio potrebbe essere quello di tanti di noi che vivono le stesse ansie e difficoltà. Eccone un piccolo estratto: “Credo nelle rovesciate di Bonimba, e nei riff di Keith Richards. Credo al doppio suono di campanello del padrone di casa, che vuole l’affitto ogni primo del mese”.

Radiofreccia: guardatelo, non ve ne pentirete!

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