Fiat 124 Spider, la spider secondo Fiat.
Gli anni Sessanta furono gli anni delle vetture ‘scoperte’, sinonimo di gioia di vivere e spensieratezza.
Negli Stati Uniti poi la Fiat 124 Spider era un vero e proprio status symbol, soprattutto se europea.
Nel 1966 Fiat deve sostituire la 1500 e la 1600 S Spider. Le due auto sentono il peso degli anni e pagano dazio, proprio sul mercato Usa, nel confronto con la MGB, più bella, veloce e moderna.
Partendo dal telaio accorciato della 124 berlina, i tecnici del lingotto confezionano una nuova sportiva dotata dell’innovativo motore 1438 cc con cinghia di distribuzione in gomma, garanzia di grande silenziosità e leggerezza, con testata “crossflow” a flussi incrociati con valvole di scarico da un lato e di aspirazione dall’altro, per un migliore rendimento in ogni situazione di utilizzo.
Al design ci pensa Pininfarina che fa un capolavoro, rendendo la Fiat 124 Spider immediatamente icona dello stile made in Italy.
Per la MG e le altre la pacchia era finita, poiché la nuova Fiat 124 Spider era una delle auto più affascinanti e performanti sul mercato nordamericano ed europeo.
Disponibile anche con motore 1.8, affiancata anche da una grintosa versione “Abarth” dotata di carburatori maggiorati, scarico sportivo e sospensioni posteriori indipendenti.
Inconfondibile con il suo cofano “Nero” l’Abarth 124 fu indiscussa protagonista dei rally
La crisi petrolifera bloccò nel 1975 le vendite in Europa e la Fiat Spider 124 fu disponibile solo per gli Usa con alcuni ritocchi estetici (paraurti ad assorbimento d’urto, luci di posizione laterali, nuove cinture di sicurezza, nuova plancia in legno).
Inoltre i ritocchi furono anche meccanici come l’adozione dell’iniezione elettronica sul nuovo motore 2.0 che però, in virtù delle norme americane per l’ambiente, erogava solo 102 cv.
Commercializzata con il marchio ‘Pininfarina’ (che ne curava anche la produzione), ritornò in Italia nel 1981 con il nome di “Spidereuropa”.
Il canto del cigno fu rappresentato dalla versione “Volumex” con 136 cv, ottenuti grazie ad un compressore volumetrico. Alimentata da due carburatori Weber doppio corpo, fu l’addio al mercato di un’auto speciale che fu la prima che tanti ragazzi, tra il 1966 ed il 1978, desiderarono di trovare in garage il giorno in cui avrebbero conseguito la patente.
Più che un’auto un piccolo sogno a quattroruote capace di regalare enormi dosi di emozioni e senso di libertà come solo le migliore vetture ‘open’ sanno fare.
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