Lancia Lybra e Rover 75, il lusso discreto di fine anni ‘90

Immaginate di essere nel 1999 e di voler acquistare una berlina di categoria medio-alta con un budget di cinquanta milioni.
Non volete la solita Mercedes o Bmw e le Audi vi sembrano ancora troppo ‘teutoniche’.
Le svedesi Saab e Volvo non vi convincono poiché le trovate eccessivamente ‘minimaliste’ negli allestimenti che rientrano nel vostro budget.
La scelta, di conseguenza, cadrebbe allora su due vetture dall’indole molto simili : la Lancia Lybra e la Rover 75.

Entrambe rifinite molto bene con cura maniacale per il dettaglio, al punto che sembrano costare molto di più.
Altro fattore importante è la presenza dei nuovi motori diesel common rail che sia l’inglese che l’italiana montano.
La Lybra è spinta dal parco 1.9 Jtd che abbina consumi bassi ad una coppia corposa ai bassi regimi, mentre la Rover ha lo stesso turbodiesel della Bmw 320D, garanzia di potenza ed affidabilità.
Queste due ‘Sedan’ interpretano al meglio le loro tradizioni motoristiche e sono figlie di due marchi  dall’ineguagliabile appeal.
L’heritage dei rispettivi brand lo ritroviamo nelle linee, che nella Lancia richiamano alla ‘Appia’ e nella 75 alla P4 degli anni ‘50.

Il Qualcuno, in preda al sentimento hi-tech tanto in voga ad inizio millennio, le definì ‘Barocche’ e buone solo per gli anziani col cappello.
Nulla di più sbagliato, poiché queste auto hanno classe da vendere ed anche in strada sanno dire la loro grazie ad assetti e sterzi ben calibrati.
Comprare 75 o Lybra era una scelta non ‘mainstream’, che diventava ancora più esclusiva se si sceglievano gli accessori ed i colori giusti.
Una Lybra ‘LX ‘verde metallizzato, con interni in alcantara beige faceva più scena di un Mercedes Classe E coeva.

Stesso discorso per una Rover 75 blu metallizzato, in allestimento ‘Connoisseur’ con interni in pelle, cerchi da 17  e ‘Luggage Rack’ (un portapacchi cromato da mettere sul cofano posteriore, omaggio alle vecchie Rover P6).
Oggi, purtroppo, non abbiamo molte alternative e la scelta cade sempre sui soliti marchi che ormai propongono vetture quasi uguali a quelle della concorrenza meno blasonata.
Triste, ma vero, l’automotive è ormai omologato ai gusti di massa come il cinema e la musica e noi appassionati dobbiamo tristemente prenderne atto.

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