Lancia Astura, teatralmente bella
Lancia non ha mai fatto mistero del suo amore per la tecnologia avanzata, applicata alle ‘quattroruote.’
Nel 1931 a Torino devono sostituire l’arcaica ‘Dilambda’ ed i tecnici di Vincenzo Lancia lo fanno creando una vettura destinata a fare scuola: la ‘Astura’.
Il nome non è più legato al mondo greco, ma, in virtù del rinnovato interesse che vigeva in quegli anni per gli antichi romani, a quello latino.
Tecnicamente ‘Astura’ racchiude tutte le innovazioni che Lancia poteva proporre: motore 8 cilindri con tripla distribuzione e filtro olio ‘autopulente‘, testa con parte inferiore in ghisa e parte superiore in alluminio.
Una base così ‘eccellente’ faceva gola a tanti carrozzieri, che crearono le loro variazioni sul tema.
Data l’indole ‘lussuosa’ le ‘speciali’ portavano ad un livello elevatissimo questo concetto, dando vita a modelli dalla bellezza quasi ‘teatrale’, in linea con le tendenze artistiche dettate da Liberty ed Art Nouveau.
Farina, Castagna, Touring: tutti dettero il loro tocco ‘magico’ alla ‘Astura’.
La ‘Terza serie’ prodotta dal 1933 al 1937 è quella più riuscita al punto che diventa la prima vera ammiraglia d’Italia.
Le versioni ‘trasformabili’ vengono scelte come auto ‘ufficiali‘ dello Stato, usate per trasportare politici e dignitari.
Non era raro vederle girare per le strade di Roma con a bordo le ‘eminenze più grigie’ che animarono uno dei periodi più sanguinosi e tristi della storia europea.
Un mezzo bellissimo prestato al potere che lo utilizzava come vessillo della propria ‘grandeur’.
Finita la Seconda Guerra Mondiale molte di queste macchine furono sequestrate dal nuovo governo ed utilizzate per i compiti più disparati.
Da auto di ‘rappresentanza’ a ‘vascello di pubblica utilità’, molte Astura continuarono a macinare chilometri a testimonianza dell’enorme qualità costruttiva e meccanica.
Sensuale come Sofia Loren, proprio come lei recitò diverse parti, rendendo interpretazioni ‘magistrali’ sia in ambito ‘neorealistico‘ sia in più leggere commedie da ‘boom’.
Questo perché una diva rimane sempre tale, a dispetto della parte che le si assegni.
Iconica e bellissima, è una delle auto più significative prodotte dal marchio piemontese.
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