ŠKODA 120, da Praga con furore

ŠKODA 120, da Praga con furore
In #Galdierirentracconta di Galdieri

In pochi lo ricordano, ma ŠKODA, prima della Seconda Guerra Mondiale, era sinonimo di auto lussuose ed innovative.La Popular Sport Montecarlo e la Superb erano quanto di meglio la produzione dell’Est potesse offrire e possiamo definirle come le ‘Lancia dell’Est’, per la vocazione al lusso discreto ed al ‘Gran Turismo’.

Purtroppo, con la gestione statale del dopoguerra,il brand boemo non riesce più ad esprimersi sui livelli di eccellenza che lo avevano caratterizzato dalla nascita e, dopo la 110 del 1969, non vedranno la luce nuovi modelli.Le successive auto degli anni Settanta saranno solo una variazione sul tema ‘ŠKODA 110‘, rigorosamente con trazione posteriore e motore posteriore.

La disposizione ‘tutto dietro’ garantiva innegabili vantaggi in tema di motricità sui terreni innevati ed un ottimo sfruttamento degli spazi interni, ma, all’alba del Ventunesimo Secolo, con la diffusione in larga scala di auto a trazione e motore anteriore, che garantivano in un sol colpo bassi costi di produzione ed eccellente gestione di spazi e consumi, appariva ormai datata.

Le ŠKODA 110 e le successive 120 e 130 erano anacronistiche e non adatte all’Occidente.Potevano però essere vendute dagli importatori ad un costo molto basso, approfittando delle aperture ai mercati europei che i paesi del Comecon stavano concedendo a metà anni Ottanta.

Con un prezzo inferiore a quello di una Austin Metro o di una Fiat Uno si acquistava una berlina a quattro porte, capace di ospitare anche cinque persone: la ŠKODA 120 LS.

L’Europa conosceva per la prima volta il Low cost automobilistico e queste simpatiche autovetture fecero la gioia di chi voleva un mezzo solido ed economico.

Oltre ad essere poco costose e robuste, le 120 offrivano anche un novità sconosciuta alla maggior parte dei costruttori: lo schienale posteriore sdoppiato che permetteva l’utilizzo del divanetto unitamente al piano di carico interno. Non era bella, era lenta e consumava come un 747, ma molti, spinti in primis dal prezzo, la comprarono scoprendo poi di avere fra le mani un ‘ferro’ che poteva essere tranquillamente annoverato fra quelli di scuola progettuale ‘VW- Porsche’, con doti nascoste per quanto riguarda la guida in condizioni di fango e neve. Non è un caso che la ŠKODA RS Coupé (strettamente imparentata a questa famiglia di vetture) ebbe molto successo nei rally internazionali al punto da essere soprannominata la ‘Porsche dell’Est’.Se si voleva uscire indenni da una tempesta di neve, la 120 era la scelta giusta.

La successiva ‘Favorit’ di fine anni Ottanta rappresentò un maldestro tentativo di imitare la produzione di Fiat e Renault, un flop che portò la casa della freccia alata sull’orlo del fallimento, salvata alla fine dal gruppo Volkswagen che, dopo tanto lavoro, l’ha riportata agli antichi splendori, conservandone le caratteristiche di spazio e praticità unite all’eleganza dei primi modelli degli anni Venti.Una nuova storia, tutta da riscrivere.


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