Autobianchi Primula, eleganza innovativa
L’avvocato Agnelli non amava la trazione anteriore e non era un mistero poiché nel 1932 rischiò di andare ‘arrosto’ su di un prototipo (a trazione anteriore) che, durante un giro di collaudo, prese fuoco.
Da quel momento la soluzione tecnica divenne a Torino un ‘tabù’ da evitare.
La tecnica, però, era andata avanti e la trazione sulle ruote ‘anteriori’ offriva innegabili vantaggi in termini di contenimento dei costi e sfruttamento degli spazi interni, soprattutto sui veicoli di fascia medio-piccola.
L’acquisizione del glorioso marchio ‘Autobianchi’ permette finalmente al vulcanico Dante Giacosa di cimentarsi su un veicolo trainato dalla ruote ‘davanti’.
La nuova auto, battezzata ‘Primula’, debutta nel 1964 e ha trazione anteriore con cambio posto lateralmente al motore, in posizione esterna e separata.
Un ’plus’ rispetto ai prodotti (sempre a trazione anteriore) della Bmc che avevano il cambio in blocco con il propulsore, con evidenti problemi di lubrificazione se non si rispettavano alla lettera gli intervalli di manutenzione.
Altra innovazione della ’media milanese’ furono, in virtù del cambio posto esternamente, i semiassi di lunghezza diversa che, qualora la potenza del motore fosse stata accresciuta, potevano essere ‘riconfigurati’ con quello più lungo sdoppiato, tutto a vantaggio della trazione e motricità scongiurando le sbandate da effetto ‘giroscopico’ (tipico dei semiassi di lunghezza diversa), causate dalle accelerazioni più violente.
A tanta ricercatezza ‘tecnologica’ corrisponde un design di classe, che interpreta in maniera ‘latina’ i canoni estetici delle Morris 1100 e 1300.
A differenza delle Inglesi, però, la ‘Primula’ può essere dotata di un comodo portellone, che ne farà un successo soprattutto sul mercato francese da sempre molto sensibile a tale dotazione.
La guida sicura e quasi sportiva (soprattutto con il motore 1438 della 124) contribuisce ulteriormente a renderla un mezzo molto desiderabile.
Con un prezzo inferiore alle Austin- Morris (delle quali era anche meglio rifinita) e con un appeal che le Francesi si sognavano, la ‘Primula’ era negli anni Sessanta una scelta da vero intenditore di auto.
Accogliente all’interno secondo la tradizione ‘Autobianchi’, elegante e divertente su strade ricche di curve grazie alla sua impostazione tecnica: in definitiva, un gioiellino che, purtroppo, pagò lo scotto di essere ‘troppo avanti’ proprio sul mercato italiano, da sempre poco incline ad accettare ciò che non era ‘brandizzato‘ Fiat, soprattutto quando veniva presentato come ‘innovativo’.
Troppo snob, poco ’nazional popolare’, non era un’auto da ‘grandi numeri’, ma di ‘nicchia’.
La ‘128’ che la ricalcava ingegneristicamente, ma che aveva in dote uno stile più sobrio, fu invece un successo immediato.
Uscita di scena nel 1970, è stata una delle migliori auto prodotte negli anni Sessanta, una rara combinazione di eleganza innovativa difficilmente replicabile.
Primula, un esempio del ‘Made in Italy’ che ci piace di più.
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