Ayrton Senna, al Mauto di Torino una mostra tributo al campione

Ayrton Senna, al Mauto di Torino una mostra tributo al campione
In #guidaallecuriosità di alessandro fedullo

Dal 24 aprile al 13 ottobre 2024 il Mauto di Torino ospita la nostra “Ayrton Senna Forever”: caschi (sin da inizio carriera), tute (dalle prime “slim” di pelle, all’ultima, della Williams), lettere, guanti e scarpette da corsa. Trofei, volanti, lettere, e poi le macchine: i kart, le monoposto addestrative e quelle di Formula 1, come Toleman, Lotus, McLaren e Williams, rigorosamente guidate da Senna, e con le quali è diventato il mito che conosciamo. Una esposizione, quella dedicata a “Magic”, diversa dalle altre, fuori dagli schemi, curata da Carlo Cavicchi, amico del campione di San Paolo, già direttore di “Quattroruote”. Dinamica, perché non c’è un percorso prestabilito.

Si può cominciare dove si vuole, ad ammirare i 255 oggetti esposti, dai più grandi ai più piccoli e personali, che raccontano qualcosa delle tante tappe della carriera di Ayrton Senna: come il primo casco, tutto bianco, del 1974, con la dedica al suo maestro Lucio Pascual, detto il “Tche”, o gli altri, il cui mitico colore giallo cambia nel tempo anche a seconda della tinta della monoposto (nel 1987 era la gialla Lotus). Stupende la Formula Ford 1.6 e 2.0 e la F.3 del campionato britannico, con le quali Ayrton diventa famoso e si guadagna il suo primo, sorprendente, test in Formula 1, nell’estate 1983.

Le tute ci sono tutte, da quelle attillatissime dei tempi del kart (anche due della Dap di Rozzano), a quella bianca della Toleman, a quelle nere e gialle (e gialla) della Lotus, a quelle rosse della McLaren (con la quale Ayrton vinse i suoi tre titoli mondiali): fino all’ultima, blu e bianca, della Williams. Riguardo a quest’ultima, in una teca c’è anche il cinturino della sua ultima tuta, quella dell’incidente. E vicino alla FW16 c’è il piantone dello sterzo, che si ruppe nell’incidente di Imola. Come auto c’è anche una chicca, di tipo semi-stradale: la Mercedes-Benz 190 E 2.3-16 (che arriva dal museo storico della Stella), con la quale Ayrton vinse, ancora esordiente in F.1, la “Race of Champions” del 1984 sul nuovo Nürburgring.


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