Fiat Tempra, auto di sostanza

Fiat Tempra, auto di sostanza
In #Galdierirentracconta di alessandro fedullo

Il Segmento ‘medio’ è da sempre in Italia uno dei settori di mercato più combattuti.
Opel Vectra, Renault 19, Peugeot 306, sono avversari duri per Fiat nei primi anni ‘90 e la vecchia Regata non può tenere il passo con questi modelli che, oltre ad essere efficienti, portano in dote un look molto moderno.
A Torino decidono di controbattere l’offensiva straniera puntando sulla sostanza.

Fare il clone di una francese o una tedesca non sarebbe stato intelligente e così, partendo dalla Tipo, nasce, nel 1990, la ‘ Fiat Tempra’.
La nuova berlina a quattroporte va ad inserirsi tra la Tipo e la Croma e vanta un design moderno con un ottimo coefficiente aerodinamico a tutto vantaggio di consumi e velocità di punta.
Gli interni adottano sulle versioni più accessoriate la strumentazione ‘Digitale’ già vista sulla ‘Tipo’ e hanno, come punto forte, la migliore abitabilità di tutto il segmento ‘D’.
La guida è sempre sicura ed i motori sono, dal 1992, tutti ad iniezione elettronica.
La seconda serie (1993) vede il debutto del ricco allestimento ‘Suite’ dotato di aria condizionato ed interni in pelle, disponibile solo sul 1.8 ed il 2.0, motorizzazioni che permettevano di togliersi anche qualche soddisfazione quando si schiacciava sull’acceleratore.

La versione ‘Station Wagon’, invece, è orientata completamente alla praticità non concedendo nulla ai vezzi estetici e risulta quella che vende di più.
Il motivo è facile intuirlo: la capacità di carico da veicolo commerciale che permetteva, una volta abbassati tutti i sedili, di stivare qualsiasi cosa.
La carrozzeria ‘Station’, unita ai motori 1.9 Turbodiesel, crea un connubio ‘inossidabile’ capace di caricare e macinare km per anni al punto che molte Tempra, così allestite, hanno facilmente superato i primi anni 2000 e sono ancora in circolazione, pronte ad essere fermate solo dai provvedimenti statali volti a bannare i veicoli più inquinanti.

Auto riuscita la ‘Fiat Tempra’, concreta ed economica: con meno di 20 milioni nel 1991 si poteva acquistare una versione ‘base’ con tutto quello che serviva ad una famiglia per muoversi quotidianamente.
Un progetto, quando funziona nella vita ‘reale’, è la migliore ricompensa per chi ci ha lavorato alacremente.
E Tempra ha funzionato benissimo, portando ad un livello ancora più elevato quel concetto di ‘ingegneria pratica’ che ha fatto la fortuna del costruttore torinese.


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