Alfa156, con la Sportwagon alternativa alla ‘Touring’

Alfa156, con la Sportwagon alternativa alla ‘Touring’
In #Galdierirentracconta di alessandro fedullo
Alfa 156, con Sportwagon arriva l’alternativa alla Touring.
Esistono le station wagon e poi la Bmw serie 3 Touring.
Presentata a metà anni ‘80 e basata sulla serie 3  ‘E30’, riesce a rendere il concetto di ‘Giardinetta’ dinamico  e ‘cool’.
Dimenticatevi  i tristi carrozzoni fatti solo per caricare figli, passeggini e panini, a Monaco fanno ‘jackpot’  creando una filante station wagon che fa subito breccia nel cuore degli Yuppies.
In Italia Alfa Romeo ci prova con la ’33 Sportwagon’, ma la media di Arese non ha la classe della Bmw per diventare un ‘cult’.
La situazione si ribalta nel 1997 con la nascita della bellissima ‘156’, disegnata da Walter da Silva.
Finalmente, con Alfa 156, si rivede un’Alfa bella da guardare e guidare.
Il meglio deve ancora venire però, poiché, nel 1998, esce la ‘156 Sportwagon’.
Una ‘station’ cosi sportiva ed aggressiva nel design non si era mai vista,  riuscita a tal punto che quasi mette in ombra la berlina.
Chi frequentava le concessionarie del marchio ‘bavarese’, ora ha un fortissimo dissidio interiore: una ‘Wagon’ che trasudava eleganza ed aggressività ‘made in Italy’, disponibile con il melodioso V6 Busso, ad un prezzo simile a quello di una ‘Touring’ che, nella versione model year 2000, era basata sulla E46 ed era molto ‘dimessa‘ dal punto di vista stilistico rispetto alla E36 uscente.
Anche la tenuta di strada dell’italiana era superiore rispetto alla tedesca, in ogni situazione.
Solo con una trazione ‘X Drive’ (che Bmw faceva pagare anche dieci milioni in più a listino) la serie 3 riusciva a tenere il passo dell’Alfa 156 in curva, pena, però, prendere delle sonore ‘batoste’ in rettilineo per il peso maggiore.
In Alfa avevano creato  la ‘vera alternativa’ ad una blasonata tedesca? Ni, poiché Alfa 156 era curatissima dal punto di vista della ‘drive experience’, ma piena di ‘glitch’ qualitativi, non tollerabili su una vettura che arrivava a costare anche più di 60.000 milioni nelle versioni più accessoriate.
Gli interni, soprattutto nelle prime serie, cadevano a pezzi se esposti eccessivamente alla luce del sole e l’elettronica e l’affidabilità di alcuni componenti meccanici lasciavano molto a desiderare.
Colpa di mamma Fiat e delle economie di scala degli ‘Ingegneri- ragionieri’ torinesi.
Mettiamola così: se non si aveva un cuore di ghiaccio si comprava una Alfa 156 Sportwagon V6, magari rossa con interni tabacco.
Se invece si aveva un barlume di razionalità, si comprava una 325i Touring, rigorosamente  color argento con interni neri.
Però, in entrambi i casi, anche chi comprava la Bmw sapeva quale era in realtà l’auto migliore.
Classe e piacere di guida uniti ad una grande praticità, pubblicizzata da Angelina Jolie che si dimenava sui sedili posteriori: questa era Alfa ‘156 Sportwagon’.
Solo una Alfa poteva offrire tutto questo in un solo mezzo.

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