Lancia Thesis, bellezza incompiuta di un’auto iconica

Lancia Thesis, bellezza incompiuta di un’auto iconica
In #Galdierirentracconta di alessandro fedullo
Lancia Thesis, l’auto dalla bellezza incompiuta.
Lancia è da secoli sinonimo di eleganza, stile e ricerca tecnologica.
Le ammiraglie del brand torinese sono da sempre ‘manifesto’ di tutti questi valori ed è quindi il luogo in cui i tecnici del marchio devono esprimere al massimo la loro creatività.
La ‘K’ degli anni ‘90 era purtroppo, pur essendo una bella auto, fin troppo discreta.
Per molti era addirittura scialba.
Si decide di ripartire così dal concept ‘Dialogos’ di Mike Robinson, che rappresenta una sfida senza compromessi per il gruppo Fiat poiché è previsto un ampio uso dell’elettronica in tutti i comparti del veicolo.
Il prototipo immaginato dal designer americano si richiama alla ‘Flaminia’ di cui riprende lo spirito più opulento.
La gestazione è lunga ed il modello ‘definitivo’ risulta meno avanguardista dell’idea originale. Rappresenta comunque una forte rottura con la ‘K’ che andava a sostituire e con ogni ammiraglia presente sul mercato.
Nel 2002, anno del debutto, la nuova ‘creatura’ denominata Lancia ‘Thesis’ ha grandi ambizioni che mostra a partire dagli interni, rifiniti con cura quasi ‘sartoriale‘ che offrono pelle ‘frau’, radica ed un livello di tecnologia mai visto su di una Lancia.
Il ‘connect’ è implementato nelle sue funzioni e, oltre al navigatore, è possibile integrare un telefono ‘veicolare’ con tecnologia GSM.
Il clima è bizona automatico e di serie per tutte le versioni abbiamo i fari ‘bi-xenon’.
Tra i motori va segnalato l’ottimo diesel common rail 2.4 Jtd-m 5 cilindri, che rende la ‘Thesis’ una stradista capace di competere, sulla carta, con la più desiderata dei primi anni 2000: la Bmw 530d.
Alla guida la Lancia ‘Thesis’ non delude rivelandosi veloce e stabile in ogni situazione, oltre ad essere comoda e vellutata come un tappeto volante.
Purtroppo, però, non basta.
La linea personale fa storcere il naso ai manager ‘rampanti’ poiché la nuova ‘Lancia’ dà troppo nell’occhio ed è, per i canoni del 2000, ‘barocca’.
In un mercato in cui il colore dominante è il grigio chiaro metallizzato, la Lancia ‘Thesis’ è fuori luogo come un albero di natale sulla spiaggia.
Ad aggravare la situazione ci si mette anche la precaria affidabilità dell’elettronica (ci sono ben 54 sensori su tutta l’auto) che spesso blocca la ‘berlinona‘ in officina con i tecnici molte volte incapaci di effettuare le riparazioni. Erano infatti costretti ad attendere ‘i product specialist’ da Torino per resettare i bizzosi chip che trasformano la Lancia ‘Thesis’ in un incubo digitale.
Lancia prova a rimediare e, per implementare le vendite, propone l’economico allestimento ‘Business’ votato alle flotte. Il risultato è solo quello di ‘impoverire’ il modello, minandone ulteriormente la credibilità commerciale.
Esce di scena nel 2009, tra pochi rimpianti e clamori.
Oggi possiamo riscoprire questa ‘sedan’ ed apprezzarla, trovando l’essenza del lusso ‘made in Italy’ nel suo stile voluttuoso ed eccessivo.
Non passa inosservata la ‘Thesis’ ed è, nonostante quello che una platea di incompetenti ha detto e scritto per un decennio, una bella vettura.
Esempio di stile e bellezza incompiuti che, a distanza di quasi trent’anni, ci ricordano come i primi anni 2000 ci abbiano consegnato gli ultimi mezzi con un’ ‘anima’.

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