Sunbeam Alpine Tiger V8, la sorella cattiva dell’Alpine

Sunbeam Alpine Tiger V8, la sorella cattiva dell’Alpine
In #Galdierirentracconta di Galdieri


Gli inglesi non sono mai stati dei mostri in fatto di motori.
Se si trattava di sistemi di sterzo, telai e sospensioni ad Albione erano maestri, ma in fatto di bielle e pistoni  difficilmente la loro scuola ‘progettuale’ riusciva ad essere al passo con quella tedesca o italiana.

La risoluzione del problema non era però impossibile, bastava prendere i graziosi quattro cilindri inseriti nei cofani delle loro eleganti sportive e sostituirli con qualcosa di più potente.
La ‘Cobra’ di Shelby fece scalpore poiché era bastato cambiare il motore per trasformare una tranquilla spider da passeggio in un mostro da pista.

I V8 fanno miracoli e, se non fosse stato per Shelby, quelli della AC difficilmente avrebbero avuto tanta notorietà con la loro, bellissima, spider ACE divenuta, con il nuovo propulsore, AC- Shelby Ford Cobra 289.
Norman Garrad della Sunbeam aveva lo stesso problema: la sua Alpine è leggera e ha ottime sospensioni, ma non ha abbastanza verve cavalleristica.
Decide così di chiamare Carrol Shelby per fare il miracolo e trasformare l’Alpine in qualcosa di cattivo.
Il texano non ci va per il sottile e mette dentro la graziosa spider britannica un 8 cilindri Ford ‘Small Block’.

Rivede anche la cremagliera dello sterzo (che prende in prestito dalla MG) ed il sistema di scarico.
Così allestita, la scoperta della Sunbeam diventa velocissima.
Un’auto dal carattere forte che nel 1964, anno del suo debutto, ha un solo grande difetto: il prezzo.
La Tiger costa quanto una E-Type della Jaguar, ma è pur sempre una ‘Sunbeam’, marchio antichissimo, ma non ‘blasonato’ come Jaguar, Triumph e MG.
La differenza sta però nei dettagli ed il motore 8 cilindri permette a questa piccola Roadster di giocarsela in prestazione pura con auto ben più potenti.
Shelby la porta anche a Le-Mans dove sul rettilineo principale supera ampiamente i 250 km/h.

L’acquisizione del gruppo Rootes (di cui faceva parte Sunbeam) ad opera di Chrysler porta, nel 1967, alla fine del modello.
I vertici del colosso americano non gradivano in gamma un mezzo motorizzato degli acerrimi nemici della Ford.
L‘Alpine ‘Tiger’ rappresentò uno degli esempi più riusciti di meccanica americana e design britannico, connubio vincente che ha portato sulle strade di tutto il mondo macchine di grande appeal come la già citata ‘Cobra’, la MGB GT V8 e la prima Range- Rover (entrambe dotate di motore Buick): vetture dal fascino  indiscutibile che all’occorrenza ruggivano come tigri.


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