Lancia Beta Trevi VX, potenza vellutata.

Un’auto davvero particolare la Lancia Beta Trevi VX, mix di tradizione e modernità. Se il suo design esterno possiamo definirlo quasi ‘neoclassico’, all’interno possiamo trovare un avveniristico cruscotto d’ispirazione aeronautica progettato dall’architetto Mario Bellini.

I contrasti tra antico e moderno continuano anche sotto al cofano con il lancio, nel 1982, della versione ‘VX’ dotata di compressore volumetrico, disponibile a listino assieme alle più tradizionali versioni aspirate.

La Lancia Beta Trevi VX non era destinata a fare grandi numeri, ma aveva una valenza molto importante dal punto di vista del ‘marketing’, mostrando al mercato l’eccellenza tecnica del marchio di Chivasso.

La Volumetrica venne così a denotarsi come auto da intenditori, scelta dagli automobilisti più raffinati che studiavano attentamente ciò che c’era sotto il cofano.

La Lancia Beta Trevi VX era superiore alla sua diretta concorrente, l’Alfetta 2000, il cui motore era poco brillante sotto i 4000 giri, dotata, inoltre, di sterzo molto pesante e cambio dalla dura manovrabilità.

Sulle strade di tutti i giorni la Lancia era superiore anche alla Bmw 520i sei cilindri, in virtù dell’elasticità del suo motore con compressore Roots. Altro vantaggio rispetto a Bmw ed Alfa era la trazione anteriore, che rendeva la guida sicura in ogni situazione anche in presenza di asfalto bagnato o neve. La Sedan torinese primeggiava anche sulla Saab 900 Turbo per la maggiore raffinatezza complessiva di telaio e motore e per l’affidabilità dei suoi componenti meccanici.

Un mezzo dalla potenza vellutata che dette nuovo lustro al concetto di Granturismo tanto amato da Lancia. Un’ulteriore dimostrazione del Made in Italy di qualità.

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