Lancia Appia storia di un successo commerciale

Lancia Appia storia di un successo commerciale
In #Galdierirentracconta di Galdieri

Ad inizio anni cinquanta la Lancia Ardea comincia a sentire il peso degli anni ed è necessario un nuovo modello.

A Borgo S. Paolo, storica sede della Lancia, sono abituati a stupire e la vettura che prende il posto della ‘Ardea’ è rivoluzionaria a partire dal motore bialbero di soli 1.0 cc con sedi valvole riportate.

Il suo maggiore pregio non è la potenza, ma la silenziosità, grazie ad un ingegnoso sistema idraulico della catena di distribuzione che funziona in base a quella che è la pressione dell’olio motore.

L’estetica è curatissima e l’Appia (questo fu il nome scelto al momento del lancio nel 1953) si viene a denotare come un’Aurelia in scala ridotta. Il prezzo è elevato, in virtù degli alti standard costruttivi, e la diretta competitor, la Fiat 1100, ha un costo inferiore di quasi 500 mila lire, ma ‘Appia’ non vuole essere auto per le masse, puntando agli automobilisti culturalmente più raffinati che sanno apprezzare le cose fatte bene.

Dopo un’accoglienza tiepida, con la seconda e terza serie il successo sarà travolgente, grazie anche alla cilindrata ed alla potenza del motore implementati (la Mk3 aveva 48 cv con i 43 della prima) ed alle rifiniture ulteriormente impreziosite con raffinato panno all’interno e la possibilità di colorazione molto chic come il verde scuro o il grigio argento metallizzato.

Guidare un’Appia rendeva fieri i proprietari, consci che non avevano solo una semplice macchina, ma un qualcosa di più che era l’essere ‘Lancisti’, che significava, in Italia ed in Europa, appartenere all’élite dei driver più esclusivi.

L’Appia permetteva di entrare in questo ‘fascinoso’ mondo pagando una cifra leggermente superiore a quella necessaria per una semplice Fiat.

I centomila esemplari costruiti, quindi, non devono stupire e sono testimonianza di un’epoca in cui per vendere non era strettamente necessario proporre il prezzo più basso, ma ancora contavano la qualità e l’appeal che un marchio sapeva suscitare.

Negli anni Cinquanta l’automobile era un acquisto emozionale. Oggi, purtroppo, lo è meno.


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