Alfa 90, l’erede dell’Alfetta
Presentata nel 1984 al Salone di Torino l’Alfa 90, cerca di alzare i toni, rispetto all’Alfetta, per guardare alla fascia alta del suo segmento di mercato. Per il disegno della carrozzeria, che conferma la formula classica della berlina tre volumi quattro porte lunga 4,40 metri, viene coinvolta la Bertone.
Prevale la sobrietà di linee squadrate attenuate lateralmente da una sottile scanalatura che percorre l’intera fiancata. Preziosismo lo spoiler anteriore, sotto il paraurti, con piccoli ammortizzatori a gas che ne consentono il movimento verso il basso, sopra gli 80 km/h, per favorire l’aerodinamica.
All’interno si nota la maggiore attenzione alla qualità costruttiva, ai materiali, alle dotazioni ed ai dettagli, come il maniglione del freno a mano e le luci di cortesia sull’imperiale lungo il padiglione assieme ai tasti di comandi secondari. Vera chicca, una valigetta rigida, estraibile dal sottoplancia, realizzata appositamente dalla Valextra.
Ancora conferme sul fronte tecnico, dove si ritrova il collaudato ed indiscutibilmente valido schema transaxle a trazione posteriore e cambio a cinque marce in blocco con il differenziale al retrotreno, garanzia di equilibrio dei pesi e stabilità su strada.
Alfa 90, il meglio della scuderia Alfa Romeo
La gamma motori comprende il meglio della scuderia Alfa Romeo dell’epoca: i già ben noti quattro cilindri bialbero 1.800, 2.000 e 2.000 ad iniezione, cui si aggiungono il 2.400 turbodiesel e il V6 2.500.
Le potenze da 110 a 156 cavalli per prestazioni sempre elevate: dai 175 chilometri orari di velocità per il modello a gasolio agli oltre 200 per la Quadrifoglio Oro.
L’attenzione ai consumi non convince chi è abituato ad associare il marchio del Biscione all’imprescindibile temperamento sportivo. La casa corre ai ripari con una sei cilindri due litri da 132 cavalli nel 1985 e, dal 1986, con l’aggiornata gamma Super che torna ai rapporti “corti”, per un miglioramento anche della ripresa dai bassi regimi.
La 90 conclude prematuramente la carriera nel 1987 dopo circa 56mila unità prodotte, lasciando spazio alla sorella minore 75 apparsa nel 1985, e sostituita dalla 164 a trazione anteriore che apre il nuovo corso nell’ambito del gruppo Fiat.
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