Giancarlo Baghetti: eroe sconosciuto

Enzo Ferrari, dopo gli incidenti mortali di Musso e Castellotti che gli valsero l’appellativo di “Saturno”, la divinità che divorava i suoi piloti, di driver italiani non ne voleva sapere più nulla.

Ma sappiamo quanto in realtà il Drake fosse patriottico e, dopo quattro anni da quelle sciagure, i tempi sono ormai maturi per riportare un ragazzo italiano al volante della Rossa.

Nel 1961, in maniera molto diplomatica, il Commendatore affida una sua vettura alla FISA (Federazione Italiana Scuderie Automobilistiche) che sarà libera di darla ad un pilota di sua scelta.

Lo scontro è fra Giancarlo Baghetti e Lorenzo Bandini.
Alla fine la velocità in pista garantirà a Giancarlo Baghetti il volante della Ferrari per il GP di Francia a Reims.

Il milanese non brilla in prova e parte in sesta fila con il dodicesimo tempo.
In gara, però, sarà una volpe e sfrutterà tutte le occasioni possibili per portarsi a ridosso dei primi. All’ultimo giro il capolavoro.

Dan Gurney con la sua Porsche è al comando, tranquillo con la vittoria in tasca. Sa che Giancarlo Baghetti è un novellino e non oserà nulla accontentandosi della seconda piazza.

L’americano ha, però, fatto male i suoi calcoli ed all’ultima curva che precede un lungo rettilineo Giancarlo Baghetti lo attacca e, complice la potenza del 12 cilindri di Maranello, lo supera e va a vincere la sua prima gara.

Dopo quell’acuto la carriera del Pilota Lombardo scorrerà tranquilla senza particolari imprese degne di essere ricordate.
Sarà pilota ufficiale Ferrari per il 1962 e poi una disastrosa parentesi all’ATS. Da fine anni Settanta ai primi Novanta sarà testimonial della Fiat, con le sue indimenticabili e bellissime recensioni dei veicoli del gruppo torinese.

Vedere Giancarlo Baghetti che provava una semplice Fiat Uno aveva il potere di far sentire un po’ tutti piloti di F1.
Un vero appassionato oltre che un grande signore.